Cosa è cambiato in epoca COVID?
A seguito della pandemia, a fine anno 2020, per tutti e tre gli screening oncologici si registravano riduzioni del 17-18%; nel corso dei primi 5 mesi del 2021 si è registrato un ulteriore recupero.
Per quanto concerne lo screening mammografico (fascia dai 45 ai 74 anni), a maggio 2021 si evidenziava solo un 6-8% di riduzione sia degli inviti che delle persone esaminate. Nei soli primi 5 mesi del 2021, infatti, il recupero, rispetto all’attività standard svolta nello stesso periodo del 2019, era compreso tra il 10 e il 20% in più.
Per lo screening del collo dell’utero a dicembre 2020 si registrava una riduzione degli inviti pari al 16% e del 24% delle persone esaminate, ma a maggio 2021 si recuperava ulteriormente con una riduzione del 9-10% sia di inviti che di esami effettuati. Si precisa che queste riduzioni sono state stimate tenendo in considerazione la riduzione di popolazione target da invitare nel 2020 e 2021, dovuta al passaggio da screening con Pap test triennale a HPV test quinquennale per le donne dai 30 ai 64 anni.
Nel corso del resto del 2021 i programmi hanno recuperato il residuo ritardo negli inviti, con l’eccezione di qualche situazione locale, e anche i valori di copertura, che riflettono l’adesione all’invito, come dimostra l’ultima rilevazione puntuale dei dati di screening, che la regione Emilia-Romagna effettua ogni anno. Sono infatti disponibili i dati al primo gennaio 2022:
Screening |
Estensione degli inviti |
Copertura della popolazione (programma di screening) |
seno (45-74 anni) |
99% |
69% |
collo dell’utero |
98% |
63% |
colon retto* |
93% |
51% |
*dati aggiornati al 30/11/2021
L’estensione degli inviti è l’indicatore che esprime la capacità del programma di rispettare la tempistica programmata delle chiamate, per la quale, a livello regionale, si registra ancora un lieve ritardo solo per lo screening del colon retto.
La copertura della popolazione indica la percentuale di popolazione, elegibile per l'invito, che ha eseguito un test in screening secondo la cadenza prevista per ciascuna classe di età. Tali valori si avvicinano a quelli pre-pandemia, grazie al fatto che insieme al recupero degli inviti, sembra superato da parte della popolazione il timore di esporsi al rischio di contagio nell’accedere alle strutture sanitarie, fattore che aveva nel corso della ripartenza degli screening nell’anno 2020 notevolmente contribuito ad una ridotta partecipazione.
Nonostante gli evidenti buoni risultati a livello regionale, occorre certamente mantenere alta l’attenzione per garantire il regolare proseguimento dei programmi di screening, soprattutto a causa della persistenza di ondate pandemiche, che costringe i programmi a una frequente riorganizzazione.
Infatti, oltre alla necessità a tutt’oggi di mantenere le misure di riduzione del rischio di contagio che comportano tempi prolungati per l’esecuzione degli esami (protezione degli operatori e sanificazione degli ambienti), strutture e personale risentono ancora della minore disponibilità dovuta all’emergenza sanitaria.
Un ringraziamento va quindi all’impegno di tutte le Aziende USL e in particolare agli operatori dei programmi di screening, ma anche alla fiducia dimostrata dai cittadini, che hanno mantenuto o recuperato appena possibile gli esami di prevenzione proposti dai programmi di screening oncologici.
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Aggiornamento maggio 2021
L’aggiornamento riguarda la situazione registrata a fine marzo 2021 e mostra che i programmi di screening mantengono una riduzione contenuta nel ritardo degli inviti dovuto alla pandemia ancora in corso. Dopo la sospensione nel marzo-aprile dello scorso anno, i programmi sono ripartiti, riuscendo a recuperare del tutto o in parte il ritardo accumulato.
Per lo screening mammografico, al termine del primo trimestre del 2021 rimanevano da invitare in regione poco più di 30.000 donne dal 2020 (6% delle oltre 570.000 da invitare nell’anno), per lo più concentrate in alcune zone. Rispetto a 15 mesi di attività standard, il programma, tra gennaio 2020 e marzo 2021 registra una riduzione degli inviti e delle persone esaminate, contenuta entro l’ 11-12% corrispondente a un ritardo di meno di 2 mesi.
Per lo screening della cervice uterina a fine marzo 2021, risultavano ancora da invitare dal 2020, poco più di 20.000 donne (9% delle oltre 250.000 da invitare nell’anno). il ritardo cumulativo da gennaio 2020 a marzo 2021 indica una riduzione di inviti di circa 14%, corrispondente a un ritardo di 2 mesi e una riduzione di persone esaminate di circa 16%. L’attività standard è stata stimata tenendo conto della riduzione delle persone da invitare nel 2020 e 2021, rispetto agli anni precedenti.
Per lo screening dei tumori del colon retto si conferma che il ritardo è stato quasi totalmente recuperato e si registra un lieve recupero anche dell’adesione.
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Aggiornamento aprile 2021
Sono disponibili i dati dei ritardi dei programmi di screening aggiornati al termine del 2020: si osserva una riduzione degli inviti e delle persone esaminate nello screening mammografico, contenuta entro il 17-18%, rispetto al 2019, utilizzato come anno standard di confronto.
Il ritardo medio regionale nell’invio degli inviti è di 2 mesi. Considerando il perdurare della pandemia e che questi dati riguardano anche le 45-49 enni da invitare ogni anno oltre alla fascia 50-74 con mammografia biennale, lo sforzo dedicato al recupero è stato davvero imponente, anche se non uniforme in tutta la regione.
Per lo screening della cervice uterina, il ritardo, calcolato sulla base della popolazione effettivamente da invitare nel 2020, indica una riduzione di inviti di circa 16%, corrispondente a un ritardo di meno di 2 mesi e una riduzione di persone esaminate di circa 24%.
Nonostante il protrarsi dell’ondata pandemica renda difficoltoso l’ulteriore recupero e costringa i programmi a una frequente riorganizzazione, gli screening stanno proseguendo ed è importante che prosegua anche l’adesione dei cittadini.
Per lo screening dei tumori del colon retto il ritardo è stato quasi totalmente recuperato, purtroppo, nonostante il tumore del colon retto sia la seconda causa di mortalità per tumore, molti ancora non aderiscono allo screening, che invece permette di scoprire e poi trattare lesioni precancerose impedendo la progressione verso un tumore o facendo diagnosi precoce.
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Aggiornamento novembre 2020
L’impatto dell’emergenza COVID-19 sugli screening oncologici ha portato alla sospensione degli inviti a eseguire i test, da marzo ad aprile 2020, mentre sono proseguiti, compatibilmente con le situazioni locali, gli accertamenti per le persone risultate positive al test.
Le attività di screening sono state gradualmente riavviate a partire da maggio, prioritariamente per il programma di screening dei tumori della mammella, sia per l’alta incidenza del carcinoma mammario, che per la biologia dello stesso. Allo stesso modo si è garantita la presa in carico e la sorveglianza delle donne a rischio elevato secondo il programma per la valutazione del rischio eredo-familiare per tumore della mammella e ovaio.
La ripartenza dei programmi è stata gestita osservando tutte le modalità per la riduzione del rischio di contagio, quindi con la messa in sicurezza dei percorsi, l’utilizzo di dispositivi di protezione, la frequente sanificazione degli ambienti e la riduzione delle persone presenti in sala di attesa. Questo ha comportato l’inevitabile dilatazione dei tempi per l’erogazione degli esami, oltre alla eventuale indisponibilità di sedi e personale, dedicati all’emergenza epidemica.
Allo stesso tempo, sono stati introdotti interventi specifici per recuperare il ritardo, quali ad esempio l’ampliamento degli orari e dei giorni di apertura, la maggiore dotazione di personale e strumenti. Infatti, durante il periodo estivo 2020, molti programmi hanno recuperato parte del ritardo, pur rilevando in alcuni casi una minore adesione della popolazione.
Al termine di settembre, per lo screening mammografico, si rilevava un ritardo medio regionale di 2,4 mesi negli inviti. La stima prospettica indica un ritardo tra 2 e 3 mesi per completare l’invito a tutta la popolazione target dell’intera fascia di età 45-74 anni, per il 2020.
Per lo screening della cervice uterina, si prevede un ritardo intorno a un mese nelle chiamate alla popolazione da invitare entro il 2020.
Le stime sono regionali e soggette all’andamento nei prossimi mesi dell’epidemia ancora in corso, con la possibile riallocazione di personale o indisponibilità delle strutture e differenze nei ritardi a livello locale. Inoltre, gli inviti ad effettuare i test di screening devono essere rapportati alla disponibilità ad effettuare, in tempi adeguati, l’accertamento diagnostico per i casi positivi.
Nonostante il periodo difficile, è importante non trascurare la prevenzione aderendo all’invito.
I dati relativi al ritardo sono costantemente monitorati e sono previsti aggiornamenti successivi.