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Il 30 settembre si celebra la Giornata nazionale dedicata al Trauma Cranico, un’importante iniziativa nata per sensibilizzare sulle problematiche e sui bisogni delle persone che hanno subito un grave trauma e sulle loro famiglie. Questo tipo di trauma cranico rappresenta un evento che può provocare un grave danno cerebrale fino ad arrivare ad uno stato di coma e può essere conseguente ad un incidente della strada, ad una caduta, a un incidente sul lavoro, ecc.


LA RIANIMAZIONE DELL’OSPEDALE DI CONA. “Il Trauma Cranio-Encefalico – evidenza il dott. Milo Vason, Direttore facente funzioni dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Ospedaliera - rappresenta una sfida importante per un reparto di Rianimazione”. Può presentarsi isolato (senza cioè il particolare coinvolgimento di altri organi e apparati), oppure contestualmente ad altre gravi lesioni e fratture sistemiche, che possono compromettere la sopravvivenza del paziente traumatizzato. Qualora vi siano altri organi coinvolti il quadro clinico diventa sistemico e il paziente, accolto in Rianimazione, viene considerato vittima di un “politrauma”.


“Nello specifico il Trauma Cranico – prosegue il dott. Vason - isolato o meno che sia, è fortemente legato all’entità dell’energia cinetica impattante la scatola cranica che, per le sue caratteristiche ossee, è da considerarsi come un recipiente non estensibile, volto essenzialmente a proteggere le strutture del cervello. A seconda della gravità dell’urto e della sua dinamica possono verificarsi lesioni cerebrali che hanno due possibilità di evoluzione: il danno diretto (assoluto) e il cosiddetto danno secondario, che si verifica successivamente all’impatto, dando segni di sé nelle ore che seguono l’evento traumatico. In tutti i casi di avvenuto trauma cranico si devono ridurre i possibili danni secondari; prima di tutto va riconosciuto e inquadrato sul posto l’entità del danno e poi inviando i traumatizzati in Ospedali qualificati per la gestione di questi pazienti. A questo proposito sono sorti da alcuni anni i Centri Regionali definiti come “Trauma Center”, in cui vengono indirizzati tutti i traumi valutati come di “maggiore entità”, attraverso la Centrale Operativa del 118, che svolge un ruolo di coordinamento con la Rete di Emergenza Ospedaliera dei Centri HUB. Inutile e dispersivo potrebbe infatti risultare il passaggio dei pazienti politraumatizzati presso i Centri Spoke, nei quali mancano gli elementi strutturali per ridurre al minimo il tempo che intercorre tra la stabilizzazione sul posto del paziente e la sua centralizzazione ospedaliera (si parla infatti di Golden Hour del Trauma Cranico). I Centri HUB - dotati di Neurochirurgia, di Chirurgia Generale e di Ortopedia-Traumatologia - svolgono un ruolo importante nella gestione del politrauma, dalla stabilizzazione agli eventuali interventi chirurgici, alla presa in carico presso la Rianimazione. Il loro ruolo, coordinato dalla Rete Regionale Emergenze, è di supporto e sostegno ai Trauma Center e viene attivato sulla base di specifici indicatori”.


Nella Rianimazione Ospedaliera dell’Ospedale di Cona sono stati ricoverati 50 pazienti politraumatizzati - circa - nell’ultimo anno. Di questi uno su cinque presentava un trauma cranico maggiore che, se abbinato a concomitanti lesioni del massiccio facciale, fa salire la percentuale a circa il 25% dei casi complessivi di trauma. Per questo è necessario il sostegno della Neuroradiologia, come pure, in acuto, della Neurochirurgia e della Neurologia. Una volta stabilizzato il paziente, fondamentale diviene la collaborazione con il Reparto UGC (Unità Gravi Cerebrolesioni), che ha un ruolo fondamentale nella presa in carico e nella riabilitazione di tutti quei pazienti che sopravvivono agli effetti del danno secondario del Trauma Cranico, patologia ancora oggi gravata da una elevata mortalità.

La Rianimazione Ospedaliera può contare, da alcuni anni, anche sul sostegno dell’Associazione “Francesca e Mattia” (oltre che su diverse donazioni private), per implementare l’acquisto di strumenti fondamentali per la gestione di questi malati, fra cui un Ecografo Doppler Trans-Cranico e sistemi compressivi degli arti inferiori volti alla prevenzione delle trombosi venose periferiche.


LA RIABILITAZIONE E IL REPARTO GRAVI CEREBROLESIONI DI CONA. Dopo la riemersione dal coma, nei pazienti con danni cerebrali più gravi, il recupero della coscienza può essere assente o solo parziale, con quadri di stato vegetativo o di minima coscienza, che possono anche mantenersi nel tempo. Altri pazienti possono recuperare la coscienza, ma presentare molteplici problematiche a carico: delle funzioni cognitive (attenzione, memoria, linguaggio, etc.), del comportamento, del movimento, della capacità di alimentarsi, del controllo degli sfinteri, delle capacità visive e della sensibilità, con successivi diversi gradi di dipendenza nell’esecuzione delle attività di vita quotidiana.

Per la complessità dei quadri che possono presentarsi, i pazienti necessitano, dopo il ricovero in rianimazione, di percorsi di cura specifici di tipo riabilitativo che si svolgono all’interno di reparti di riabilitazione intensiva di alta specialità e dove viene attuato un progetto riabilitativo individualizzato. Tutto questo per favorire il recupero della coscienza, delle funzioni cognitive, motorie e delle altre funzioni alterate, nell’ottica di raggiungere il massimo grado di autonomia possibile e di restituire il paziente al proprio ambiente di vita.


L’Unità Gravi Cerebrolesioni (UGC) dell’Azienda Ospedaliera di Ferrara (diretta dalla dott.ssa Susanna Lavezzi - è in grado di garantire l’intero percorso di cura per le persone accolte, partendo dalla fase acuta sino alla fase degli esiti; dal 2005 rappresenta il centro Hub di riferimento regionale della rete GRACER (Gravi Cerebrolesioni Emilia Romagna) per la riabilitazione delle Gravi Cerebrolesioni Acquisite. Il percorso di cura di queste persone è spesso molto lungo, anche di diversi mesi, durante il quale vengono attivati programmi di trattamento riabilitativo da parte di un team di professionisti come il fisiatra, il fisioterapista, il logopedista, l’infermiere, l’OSS e lo psicologo, ed in cui viene data particolare attenzione alla presa in carico della famiglia/caregiver fin dalle prime fasi del ricovero.


I trattamenti riabilitativi si avvalgono anche del contributo di strutture specialistiche della Riabilitazione aziendale come il Modulo di Analisi del Movimento e il Modulo di Neuropsicologia Riabilitativa; utilizzando, oltre al trattamento riabilitativo convenzionale, anche tecnologie avanzate come la robotica, e la riabilitazione a distanza (Teleriabilitazione). Presso l’UGC da molti anni, oltre agli interventi specifici di riabilitazione medica, vengono iniziati ed attivati già durante il ricovero attività di riabilitazione sociale, con percorsi di reinserimento a tutti i livelli, familiare, sociale, scolastico e lavorativo, in forte integrazione con enti e istituzioni territoriali (Istituto Don Calabria, l’Ufficio Scolastico Provinciale attraverso la “Scuola in Ospedale”, il Comitato Paralimpico-CIP, Il Conservatorio Frescobaldi, l’Associazione Casa-Lavoro). Tutte le attività vengono svolte nell’ottica di favorire la dimensione partecipativa ed il raggiungimento del pieno benessere nel progetto di salute della persona e pertanto svolte sia durante il ricovero, sia in stretta collaborazione con il territorio. Il percorso riabilitativo prevede, oltre al ricovero, trattamenti di minore intensità erogati in regime di DH o ambulatoriale. Ogni anno all’interno dell’UGC vengono accolte oltre 30 persone con esiti di trauma cranico provenienti dai reparti di Rianimazione aziendale, ma anche dalla regione Emilia - Romagna o da realtà extraregionali. Nell’ottica della sensibilizzazione alla tematica del trauma cranico e delle sue conseguenze, in una logica di prevenzione, sono stati nel tempo attivati progetti specifici “Salvati la Vita” in collaborazione con gli Istituti Scolastici provinciali.


Ritengo che questa giornata – commenta la dott.ssa Lavezzi - sia un’occasione importante e quanto mai necessaria a far crescere nell’intera comunità la consapevolezza dei bisogni di queste persone e delle loro famiglie e di stimolo per continuare a lavorare per garantire un’alta qualità della cura in tutti i contesti, con la piena integrazione ospedale-territorio”.

Penso sia, inoltre, altrettanto importante sensibilizzare le persone alla conoscenza delle modifiche delle capacità cognitive e del comportamento – prosegue la dott.ssa Antonella Bergonzoni, Direttore Facente Funzioni dell’Unità di Medicina Riabilitativa del Sant’Anna e Responsabile del Modulo di Neuropsicologia Riabilitativa - che frequentemente possono rappresentare gli esiti di un trauma cranico; sequele che risultano essere tra i maggiori fattori che influiscono sulla ripresa dell’autonomia del paziente e sul suo reinserimento familiare e sociale”.




Nella foto, da sinistra: Antonella Bergonzoni, Milo Vason, Susanna Lavezzi

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Ultimo aggiornamento

28-09-2023 13:09

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