Disturbi dell'apprendimento, la Regione rinnova il Protocollo d'intesa con l'Ufficio Scolastico
L'assessore Venturi e il direttore Versari: "Una collaborazione che rafforza il percorso intrapreso a tutela degli studenti"
In Emilia-Romagna, grazie alla tempestività della diagnosi, accertati tra gli studenti quasi 30mila casi nell'anno scolastico 2018/19
Bologna - Dislessia, disgrafia, discalculia, ovvero difficoltà a leggere, scrivere e svolgere agevolmente operazioni di calcolo. Sono alcuni dei più diffusi Disturbi specifici dell’apprendimento - i cosiddetti ‘Dsa’ - con i quali si confrontano bambini, famiglie, educatori, psicologi e pediatri.
Secondo i dati forniti dall’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, nell’anno scolastico 2018/2019 i casi accertati di Dsa tra gli alunni delle scuole della regione erano 29.812. Effettuare una diagnosi precoce permette, dunque, di individuare nei bambini, già all’inizio del percorso scolastico, i primi segnali di disturbi legati all’apprendimento, per poi procedere con la valutazione specialistica.
Va in questa direzione il protocollo, a firma Regione Emilia-Romagna e Ufficio Scolastico Regionale, approvato dalla Giunta regionale e che viene rinnovato per tre anni.
“Il rinnovo dell’intesa con il mondo della scuola- sottolinea l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi- è un ulteriore passo avanti per tutelare i bambini con disturbi di apprendimento. Mettiamo a disposizione strumenti per l’individuazione precoce di questi deficit e il recupero delle abilità scolastiche degli alunni. La tempestività è una delle variabili più rilevanti per garantire l’efficacia degli interventi di potenziamento didattico e il conseguente miglioramento del percorso scolastico, ed è altrettanto importante creare da subito un dialogo costruttivo con la famiglia”.
“Con questa intesa- afferma il direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, Stefano Versari- proseguiamo nell’attivazione della legge n. 170/2010, che tutela gli studenti con Dsa e prevede interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi sospetti sulla base di intese regionali. Le scuole hanno attivato laboratori didattici di potenziamento a favore degli alunni che, nei primi anni di scuola primaria, abbiano manifestato difficoltà; nel caso in cui tali difficoltà persistano, la scuola può suggerire alla famiglia di richiedere all’Asl una valutazione diagnostica. La collaborazione scuola e sanità ha consentito buone pratiche- conclude Versari-. Daremo continuità alla strada intrapresa per il successo formativo dei nostri bambini”.
Si tratta del secondo protocollo in materia di individuazione dei casi sospetti di Dsa, dopo un primo siglato nel 2015, che conferma ruoli e funzioni dei vari attori chiamati in causa nel percorso di prima diagnosi dei disturbi.
Obiettivo dell’accordo è la rapida presa in carico dei bambini che presentano difficoltà nello svolgimento delle attività scolastiche, già a partire dai primissimi anni della scuola dell’obbligo; la diagnosi precoce aumenta, infatti, la probabilità di recupero delle competenze e previene i disagi che potrebbero insorgere nel percorso di apprendimento.
L’intesa prevede che la prima azione di individuazione venga effettuata dagli insegnanti, sulla base delle Linee guida proposte, nel corso dei primi due anni della scuola elementare. Riguardo a tempi, modalità e compiti delle istituzioni coinvolte nell’individuazione dei casi sospetti di Dsa (Ufficio Scolastico Regionale e Assessorato alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna), è confermato quanto previsto nella precedente intesa.
Dati regionali e nazionali
I casi accertati di Dsa nell’anno scolastico 2018/2019 tra gli alunni delle scuole dell’Emilia-Romagna rappresentano circa il 4,8% del totale della popolazione scolastica regionale (615.547 alunni). Tra questi, 5.280 riguardavano bimbi delle primarie,10.120 delle secondarie di I grado (medie) e 14.412 ragazzi delle secondarie di II grado (superiori). Una percentuale allineata a quella di altre regioni del nord, come Lombardia, Piemonte e Liguria, e più alta rispetto a quella nazionale, grazie all’efficacia del sistema diagnostico; infatti, secondo gli ultimi dati pubblicati lo scorso giugno dal Miur (Ufficio Statistica e Studi pubblicati) e relativi all’anno scolastico 2017/2018, in Italia gli studenti con Dsa erano 276.109 su 8.582.920 frequentanti, con una percentuale di circa il 3,2% rispetto all’intera popolazione scolastica.
Dalla diagnosi alla valutazione specialistica
Dal 2010 la Regione con l'Usrer ha definito il percorso di assistenza rivolto ai bambini con disturbi specifici dell’apprendimento, a partire dalla diagnosi fino alla presa in carico e al percorso abilitativo per ridurre il più possibile le difficoltà.
La procedura di identificazione precoce ha caratteristiche ben definite: le attività di identificazione, effettuate da insegnanti appositamente formati per condurre i test, sono individuali e collettive e rispettano una tempistica predefinita. I bambini che mostrano difficoltà sono sottoposti alle verifiche nei mesi di gennaio e maggio, per le prime elementari; in marzo e aprile per le seconde. I parametri di valutazione comprendono correttezza e rapidità nella lettura e correttezza nella scrittura delle parole, per la scrittura. Per i bambini che al test presentano anomalie, gli insegnanti possono prevedere attività di potenziamento didattico personalizzate. Nei casi più complessi, in cui gli strumenti messi in campo dalla scuola risultino insufficienti a produrre risultati soddisfacenti, la scuola segnala ai genitori l’opportunità di una valutazione specialistica.
Le valutazioni possono essere effettuate dai Servizi di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Sistema sanitario regionale o da strutture private, ma le diagnosi devono essere comunque convalidate dal servizio pubblico.