Carceri, la Regione Emilia-Romagna al lavoro con tutti i soggetti interessati per contenere il rischio contagio
Ieri tre ore di incontro in videoconferenza tra la vicepresidente Schlein e l'amministrazione penitenziaria, i garanti regionale e comunali dei detenuti e i Comuni sede di istituti penitenziari: "Lavoreremo con tutti i soggetti, istituzionali e non, che si occupano di carcere". Tra le misure previste dal decreto Cura Italia, la possibilità di accedere a misure alternative per detenuti con specifici requisiti. Disponibili per l'Emilia-Romagna 460mila euro per individuare strutture di accoglienza alternative per chi non ha domicilio
Bologna, 8 aprile 2020 - Ridurre al massimo e in tempi strettissimi, nelle carceri dell’Emilia-Romagna, il rischio di contagio da Coronavirus tra detenuti, personale sanitario e agenti di polizia penitenziaria, attuando i provvedimenti previsti dal decreto Cura Italia, ma non solo.
Vanno in questa direzione le misure che la Regione si accinge a mettere in campo, individuate nell’incontro che si è svolto ieri, in tre ore di videoconferenza, tra la vicepresidente con delega alle disuguaglianze, Elly Schlein, i Garanti regionale e comunali dei detenuti, i Comuni capoluogo sede di istituti penitenziari, il Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria, l’Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna e il Centro giustizia minorile.
Tra i provvedimenti di immediata applicazione, quelli per ridurre il sovraffollamento negli istituti di pena, come l’individuazione delle strutture dove accogliere, in alternativa al carcere, i detenuti privi di casa in possesso dei requisiti per accedere alle misure alternative al carcere. Per questo intervento sono a disposizione 460 mila euro: risorse straordinarie stanziate da Cassa delle Ammende, ente del ministero della Giustizia che ha destinato all’Emilia-Romagna 410mila euro, a cui si aggiungono 50mila euro resi disponibili dall’Ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna.
La Regione si impegna, con la pubblicazione di uno specifico bando, ad accelerare al massimo le procedure per l’impiego dei fondi, in modo da rendere disponibili i posti di accoglienza il prima possibile.
“Sentivamo esigenza, viste le criticità legate all’emergenza Covid e le tensioni delle scorse settimane, di fare il punto insieme sulla situazione negli istituti penitenziari e su come ridurre i rischi per chi in questi luoghi si trova o lavora- sottolinea Schlein-. Con tutte le realtà, istituzionali e non, che si occupano di carceri, inauguriamo una stagione di stretta collaborazione, che andrà oltre questa fase di emergenza. C’è un comune obiettivo in questa fase che sta facendo cambiare le prospettive, dobbiamo assicurarci che si cambi in meglio. Dobbiamo essere veloci, perché il virus è più veloce di noi”.
I provvedimenti, in sintesi
I Comuni verificheranno la disponibilità sul territorio di strutture di accoglienza abitativa per le persone in carcere con pena detentiva, anche residua, non superiore a diciotto mesi, in possesso dei requisiti che consentono loro di scontarla fuori dal carcere; saranno coinvolti i soggetti del Terzo settore, affinché si facciano carico della gestione delle strutture e dell’attuazione di misure di accompagnamento sociale a favore dei detenuti, necessarie a sostenere i percorsi individuali di reinserimento nella vita attiva. L’Amministrazione penitenziaria aiuterà ad individuare la platea dei potenziali beneficiari: le persone con fine pena 18 mesi, con una particolare attenzione a quelli con fine pena 6 mesi, sulle cui istanze deciderà la magistratura di sorveglianza.
Come misura di contenimento del contagio, negli Istituti penitenziari della regione sono stati forniti dalla Protezione civile i dispositivi di protezione individuale a tutto il personale, non solo sanitario ma anche di polizia penitenziaria. Infine è in corso di formalizzazione il protocollo tra Regione e Amministrazione penitenziaria per l’effettuazione dei test sierologici, e dei tamponi nei casi previsti, anche al personale di polizia penitenziaria.