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Coronavirus. Quarantena sicura, la Regione in campo per contenere i contagi domestici e nelle residenze per anziani

Dall'assessorato alla Salute le indicazioni ad Aziende sanitarie e Dipartimenti di sanità pubblica su come garantire l'isolamento in strutture alternative

Già disponibili oltre 1.000 posti, da Piacenza a Rimini. Un aiuto anche nella ricerca di personale da impiegare nelle Residenze per anziani e disabili e rafforzamento dell'assistenza sanitari

L'assessore Donini: "Interveniamo così su uno dei fronti più caldi. Grazie a chi si è reso disponibile ad aprire le porte e a lavorare con noi a garanzia della salute di tutti". La vicepresidente Schlein: "Strutture dedicate e supporto per sopperire alla mancanza di personale, importante per preservare le persone più fragili ed esposte come anziani e disabili"

Bologna, 17 aprile 2020 - Quarantena sicura, la Regione in campo per contenere i contagi domestici e nelle residenze per anziani, i due fronti più caldi nella lotta al Coronavirus.

L’assessorato alle Politiche per la salute mette nero su bianco - con una nota inviata dalla Direzione generale ad Aziende sanitarie, Dipartimenti di sanità pubblica e Conferenze territoriali sociosanitarie di tutta l’Emilia-Romagna - i provvedimenti da adottare per consentire l’isolamento di persone che non hanno un domicilio adeguato o che vivono in strutture dove tale isolamento non può essere garantito in totale sicurezza.

Sono già oltre 1.000 i posti disponibili, da Piacenza a Rimini, per offrire a queste persone una collocazione alternativa in cui trascorrere la quarantena o il periodo necessario alla completa guarigione, con doppio tampone negativo.

Alberghi, soprattutto, ma anche posti disponibili in strutture private e case protette dedicate esclusivamente a pazienti covid-positivi, Ospedali di comunità: una disponibilità di posti (esattamente 1.006) a cui si è arrivati dopo un confronto che la Regione - con la vicepresidente e assessore al Welfare, Elly Schlein,e l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini - ha portato avanti con Comuni, sindacati, gestori di strutture. Due gli ambiti su cui è emersa la necessità di intervenire con più incisività: quello delle persone che abitano con conviventi in quarantena a domicilio perché positivi al Coronavirus, e quello delle strutture residenziali sociosanitarie per anziani e disabili, dove in alcuni casi si è riscontrata la difficoltà a garantire un isolamento adeguato. 

“Le norme e le ordinanze che riguardano la sospensione delle attività e il distanziamento sociale fin qui adottate si sono mostrate indubbiamente efficaci nel ridurre i contagi a livello regionale- sottolinea l’assessore Donini-. Restano questi due ambiti in cui dobbiamo rafforzare le disposizioni già stabilite, in modo da consentire un’ulteriore flessione negativa all’andamento dei contagi. I posti ci sono, con la collaborazione di tanti, e speriamo di poterli incrementare ulteriormente: ringrazio per la disponibilità dimostrata Aiop e grazie anche a chi ha aperto le porte e dato la disponibilità, lavorando con noi a garanzia della salute di tutti”.

“Grande preoccupazione, per noi, rappresentano le fasce della popolazione più deboli, fragili e indifese, come gli anziani e le persone con disabilità, perché chi ha un genitore o un parente ospitato in queste strutture ha il diritto di sapere che viene accudito nelle condizioni di massima sicurezza e tutela della salute- commenta la vicepresidente con delega al Contrasto alle disuguaglianze, Schlein-. É necessario dunque agire con maggiore incisività per interrompere la catena dei contagi tra queste persone e preservarle da nuove, possibili infezioni, e gli alloggi alternativi disponibili sono uno strumento che è giusto ed importante utilizzare, ma importante anche trovare personale per sopperire alle gravi mancanze nelle strutture, ed agevolare i contatti telefonici e telematici con l’esterno per ridurre il senso di isolamento”.

La carenza di personale nelle Case di Residenza Anziani (Cra) e le soluzioni individuate

Altro fronte sul quale la Regione è al lavoro da settimane è la ricerca di soluzioni al problema della carenza di personale nelle Cra: oltre ad aver sbloccato i corsi di formazione professionale per operatore sociosanitario e permesso di svolgere online l’esame finale, una circolare del 20 marzo aveva stabilito alcune specifiche disposizioni di sicurezza per i centri residenziali per anziani e disabili.

Tra queste, la possibilità, per sopperire alla grave mancanza di personale, di inviare alle Aziende Servizi alla Persona (ASP) parte delle nuove assunzioni fatte dalla Sanità regionale e alcune deroghe alle qualifiche professionali necessarie per ampliare la platea dei lavoratori all’interno delle strutture di ricovero per anziani e disabili a personale con la qualifica di Addetto all’assistenza di base (ADB) o di Operatore tecnico dell’assistenza (OTA) o ancora in fase conclusiva del percorso di formazione OSS, previa valutazione specifica sulle competenze del singolo operatore e garantendo l’affiancamento degli operatori sociosanitari. 

Il proficuo confronto con i sindacati e tutti i soggetti coinvolti ha portato a un ulteriore risultato: la possibilità di estendere la deroga anche a lavoratrici e lavoratori domestici (assistenti familiari) e caregiver per attività di supporto agli operatori OSS, nelle strutture dove si registra una preoccupante mancanza di personale disponibile per l’assistenza alle persone anziane e per evitare che questa mancanza agevoli rischi di contagio. La circolare del 20 marzo chiedeva alle strutture anche di promuovere e incentivare contatti degli ospiti con i propri famigliari per via telematica e con video chiamate per attenuare il senso di isolamento degli anziani.

Nel frattempo, si rafforza il supporto sanitario alle residenze per anziani e disabili grazie all’intervento delle unità mobili (USCA) direttamente nelle strutture e continuano gli sforzi di screening di tutto il personale sociosanitario e dei casi sintomatici all’interno di queste strutture.


La situazione dei contagi in casa e in strutture socioassistenziali

Dall’analisi dei dati regionali da inizio epidemia è emerso che, per quanto riguarda le persone positive a Covid-19 che abitano con conviventi in quarantena a domicilio, i contagi rappresentano in media l’11,4% di quelli totali. Una percentuale che si alza al 18% considerando invece i dati dal primo aprile ad oggi; dato che dimostra come, nonostante una riduzione del numero dei contagi, la componente relativa a questa tipologia risulti sempre più rilevante.

Nel caso delle strutture residenziali sociosanitarie, la componente di contagi rilevata rappresenta il 7% di quelli avvenuti dall’inizio dell’epidemia. Anche in questo caso, nel periodo compreso fra il primo di aprile e oggi l’incidenza sul totale è aumentata, raggiungendo il 15%.


Le indicazioni della Regione per affrontare il tema della quarantena

Nella lettera indirizzata ai direttori generali delle Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, ai presidenti delle Conferenze Territoriali socio-sanitarie e ai direttori dei Dipartimenti di sanità pubblica, la Direzione generale Cura della Persona, Salute e Welfare della Regione, ha ribadito, e specificato ulteriormente, le indicazioni perchi non può trascorrere la quarantena a domicilio, o per chi occorre trovare una collocazione in strutture diverse, fino alla guarigione con la doppia negativizzazione del tampone.

Il problema della quarantena si pone se il domicilio è inadeguato a causa, ad esempio, dell’assenza di un bagno e/o camera separata da riservare a ciascuna persona posta in isolamento, oppure della presenza di numerose persone che ci vivono (più di 3, salvo abitazioni molto spaziose e confortevoli), oppure anche in presenza di condizioni igienico-sanitarie precarie.

Altra situazione per cui occorre scegliere una situazione alternativa, è quella in cui la persona non offre garanzie di affidabilità rispetto alla capacità – o volontà – di mettere in atto e rispettare le indicazioni per la corretta realizzazione dell’isolamento. Oppure, ancora, se si è in presenza di un nucleo familiare all’interno del quale ci sono uno o più soggetti, anche se negativi, non in grado di garantire il rispetto delle misure di quarantena.

Per affrontare in modo adeguato questi problemi, ai pazienti positivi che non necessitano di ricovero sarà proposto di trascorrere la quarantena in alberghi riservati. Chi non vorrà accettare questa indicazione, dovrà firmare una dichiarazione in cui formalizza il rifiuto.

Per quanto riguarda l’altra realtà su cui si concentra l’attenzione della Regione, le strutture residenziali sociosanitarie, sono previste diverse opzioni.

Nei casi in cui l’isolamento interno non possa essere garantito, in collaborazione con i gestori, le Aziende sanitarie dovranno individuare collocazioni alternative da definire sulla base del numero dei soggetti da trasferire e della loro tipologia (negativi, positivi, paucisintomatici). In particolare, per i pazienti positivi attualmente degenti nelle Cra si profilano tre percorsi: il trasferimento presso Cra esclusivamente dedicate a pazienti affetti da Covid 19; ricovero presso strutture sanitarie private convenzionate con il Servizio sanitario regionale della rete Aiop, come già avvenuto in casi critici; la permanenza nella stessa Cra, purché al suo interno vi sia la possibilità di garantire l’assoluto isolamento dei pazienti Covid rispetto agli altri degenti e l’impiego di personale dedicato solo al reparto isolato.


I posti disponibili in strutture alternative nelle province

Oltre 1.400 i posti disponibili, e in parte già utilizzati, in Emilia-Romagna come soluzioni alternative,  di cui 400 dalla rete delle strutture della rete Aiop.
Quanto alle altre strutture, ecco il dettaglio.
Nel piacentino, domani verranno attivati a San Polo 40 posti per persone non guarite autonome in isolamento domiciliare, 34 posti (tra Piacenza e Cortemaggiore) per persone clinicamente stabili,
non guarite e parzialmente autosufficienti, 20 posti per persone non guarite e non autosufficienti in due Case residenze anziani, all’intero delle quali è garantito l’isolamento dei pazienti Covid rispetto
agli altri degenti.
A Parma e provincia ci sono 3 strutture alberghiere con possibilità di circa 350 posti.
A Reggio città 30 posti in albergo più 30 posti alla Rems; a Guastalla 15 posti, a Castelnuovo ne’ Monti 15. Si sta inoltre attivando un secondo albergo a Reggio Emilia con 38 camere.
A Modena 52 persone sono ospitate nell’hotel Concordia di San Possidonio. Da martedì scorso ha aperto hotel Tiby a Modena. Ad oggi ospita 6 persone e ne accoglierà in prima battuta fino a 36, che  potranno diventare 100 a seconda delle necessità.
A Bologna 125 camere, singole e con bagno privato, a Bologna presso l’Hotel City (90 camere) e Villa Revedin (9 camere) e a Sasso Marconi presso il Cenacolo Mariano Padre Kolbe (26 camere). A cura
dell’Azienda Usl di Bologna i servizi alberghieri (pasti, pulizia degli ambienti, lavanderia) e l’assistenza infermieristica. Presso l’Hotel City, visto l’alto numero di camere messe a disposizione,  è presente anche un punto infermieristico, attivo 12 ore al giorno. A Villa Revedin e al Cenacolo Mariano Padre Kolbe, invece, l’assistenza infermieristica avviene in modo programmato o su richiesta dei pazienti, mentre i volontari della Pubblica Assistenza di Bologna e Sasso Marconi
supportano attività di accoglienza e distribuzione pasti.
Imola dispone di un albergo con 62 stanze disponibili che ad oggi ospita 14 persone senza necessità di assistenza sanitaria e 21 posti letto in OSCO reparto post acuti Covid (Ospedale di Comunità) di
cui ad oggi 17 occupati.
A Ferrara 36 posti all'hotel Astra di Ferrara, a cui se ne aggiungono 8 alla residenza Covid presso l'ospedale Delta. Ulteriori 35, inoltre, in una struttura della Fondazione Onlus ADO
Per Forlì-Cesena, 40 i posti disponibili all’Airport hotel di Forlì.
Nel ravennate, a Lido Adriano, a disposizione un albergo con 40 posti.
Nel riminese è disponibile una struttura alberghiera a Cattolica con 48 posti e si prevede di attivare al più presto un albergo a  Rimini con circa 20 posti.




 

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