Ucraina, un piano per il supporto psicologico ai profughi in arrivo dal Paese in guerra, in Emilia-Romagna 150 specialisti pronti a intervenire
Già definito dall’assessorato alle Politiche per la salute il programma emergenziale di interventi, con tre obiettivi: potenziare la resilienza, prevenire l’insorgere di disturbi da stress, orientare e supportare sia i profughi che i professionisti che ne se occupano. Principali destinatari bambini e donne.
Bologna, 9 marzo 2022 - Potenziare la resilienza, prevenire l’insorgere di disturbi psicopatologici da stress, orientare e supportare sia i profughi che i professionisti che ne se occupano.
Sono gli obiettivi del piano emergenziale di intervento di supporto psicologico a chi fugge dalla guerra in Ucraina messo a punto dalla Regione Emilia-Romagna, dalle Ausl e da Associazioni di psicologi esperti nel campo della Psicologia dell’emergenza, che si aggiunge alle azioni sanitarie e sociali già attivate. Previsto sul territorio regionale il coinvolgimento di 150 psicologi.
“Fondamentale è accogliere, e farlo nel miglior modo possibile- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. Che significa innanzitutto saper ascoltare e prevenire ulteriori problemi in persone che già vivono un dramma indicibile. Il piano messo a punto dalla Regione si muove su un doppio binario: da un lato raccogliere i bisogni e dall’altro fornire consulenza alla comunità”.
“Ci sono ferite di guerra talmente profonde, soprattutto se vissute dai più piccoli, che faticano a rimarginarsi senza un aiuto specifico e adeguato. A questo puntiamo con il piano, che non ha certo l’ambizione di risolvere problemi così grandi, ma di fornire qualche supporto in più alle persone che stiamo accogliendo, a partire dalle donne e dai bambini”.
Il piano
Si stima attualmente che tra il 10 e il 30% dei profughi possa avere bisogno di un intervento di primo livello, ovvero una consulenza psicologica erogate da persone esperte in materia di Psicologia dell’emergenza, e che tra il 3 e il 5% abbia invece necessità di aiuto di secondo livello, con un’azione più strutturata presso i Servizi di Salute mentale adulti, Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza o Dipendenze patologiche. I più coinvolti sono naturalmente bambini e donne.
Il piano del servizio sanitario regionale prevede un livello base gestito dai Comuni e dalle Prefetture per cui non è previsto l’intervento degli psicologi – se non nella supervisione degli operatori che erogano aiuto, e tre così strutturati: uno di consultazione psicologica; uno attivato solo dal primo livello che riguarda i servizi specialistici di Salute mentale adulti, Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, Dipendenze patologiche, Psicologia clinica, Consultori e Tutela minori; uno per problematiche psichiatriche rilevanti/in acuzie, pochi casi, con l’invio al Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura- Servizio Psichiatrico Ospedaliero Intensivo o residenze psichiatriche/comunità per adulti e minori.
Saranno circa 150 gli psicologi impegnati: almeno 50 del servizio sanitario regionale, circa 120 di associazioni o enti. A tutti sono richieste competenze di psicologia dell’emergenza.
Sono stati coinvolti nel Piano i professionisti esperti nel campo della Psicologia dell’emergenza, in grado di gestire gli effetti di quelle situazioni che possono minare il benessere psicofisico delle persone o delle comunità a seguito di eventi quali terremoti, guerre o catastrofi. In particolare, al piano regionale collaborano: le Aziende Usl della Regione Emilia-Romagna, il Gruppo di lavoro Emergenza dell’Ordine Psicologi, Psicologi per i Popoli, SIPEM-ER, Associazione EMDR Italia. le Aziende USL della Regione Emilia-Romagna
Sono strutture che hanno immediatamente aderito alla richiesta dell’Assessorato alla Salute per contribuire a offrire un servizio di supporto alle persone che provengono dall’Ucraina.
Per le consulenze psicologiche i profughi ucraini saranno accolti in famiglie, ex hotel Covid o alberghi, Cas, Sai, centri di accoglienza ecclesiastici.
Inoltre, il piano punta sul self-care, individuando tra gli stessi profughi tutte le persone con competenze educative, quali insegnanti, educatori professionali, assistenti sociali, psicologi, infermieri e medici, che possano supportare le attività per i minori e gli adulti.
Il coordinamento delle attività e delle risorse psicologiche è affidato esclusivamente all’Azienda Usl territoriale, con un proprio coordinatore.