Emilia-Romagna prima in Italia per la capacità delle strutture sanitarie di rispondere ai bisogni di cura dei cittadini
Donini: “Risultato importante che non cancella le tante criticità con cui il servizio sanitario è chiamato a fare i conti. Ma la qualità della nostra Sanità è ancora punto di riferimento in Italia”
La classifica vede l’Emilia-Romagna in testa, con un indice pari a 1.11. A seguire, Lombardia (1.06), Veneto e Toscana (entrambe con un indice di 1.02)
3 gennaio 2024 - L’Emilia-Romagna è al primo posto tra le Regioni italiane per la capacità delle sue strutture sanitarie di soddisfare i bisogni di salute dei cittadini.
A certificarlo è Agenas, l’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari che, nell’ambito della sua analisi annuale sulle principali dinamiche della mobilità sanitaria interregionale in Italia, relative al 2022, ha calcolato un nuovo indicatore - l’Indice Isdi di soddisfazione della domanda interna - utile a misurare il livello di risposta della sanità regionale rispetto ai bisogni di assistenza e cura espressi dalla popolazione.
L’Emilia-Romagna si classifica prima in Italia, con un indice pari a 1.11: quando l’Isdi è superiore a 1, infatti, significa che le strutture sanitarie offrono più prestazioni di quante siano richieste dagli abitanti, mentre nelle regioni con un valore inferiore a 1 la produzione non risponde ai bisogni, ed è necessaria la mobilità sanitaria per assistere tutte le persone che hanno bisogno di cure. Dopo la nostra regione, si posizionano Lombardia (1.06), Veneto e Toscana (entrambe con un indice di 1.02).
“Un risultato importante, che ancora una volta certifica la qualità della nostra sanità pubblica regionale e l’eccellenza dei nostri professionisti - afferma l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. Pur davanti alle enormi criticità che stiamo affrontando, e alle sfide che abbiamo davanti, quello dell’Emilia-Romagna continua ad essere un sistema sanitario di grande qualità, riferimento a livello nazionale. Proseguiremo la nostra battaglia per il finanziamento del fondo sanitario nazionale, ora insufficiente, e per promuovere le innovazioni di sistema che possano migliorare i servizi e valorizzare tutte le risorse professionali”.