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In Emilia-Romagna, a Modena, il primo trapianto di fegato con tecnica robotica in Italia, tra i primi tre al mondo

L’assessore Donini: “Un risultato straordinario, che conferma l’eccellenza della nostra rete trapiantologica e della nostra sanità pubblica. Grazie ai professionisti che con le loro altissime competenze permettono questi traguardi”

 Il professor Di Benedetto: “Risultato maturato all’interno di un programma di attività chirurgica robotica oncologica decennale, con all’attivo oltre cinquecento interventi per patologia del fegato, vie biliari e pancreas”

Eseguito con la tecnica mini-invasiva su un uomo di 66 anni, affetto da tumore al fegato: il paziente è stato dimesso dopo quattro giorni e sta bene. Tra i vantaggi offerti, un miglioramento della ripresa post-chirurgica, una diminuzione generale delle complicanze e della degenza ospedaliera

14 marzo 2024 - In Emilia-Romagna, a Modena, si scrive una nuova pagina della trapiantologia, italiana e non solo.

Per la prima volta in Italia e tra i primi tre casi al mondo è stato eseguito un trapianto di fegato con tecnica robotica mini-invasiva. Dopo l’America, con la Washington University St. Louis, e il Portogallo, a Lisbona, l’esperienza di Modena si colloca dunque ai vertici internazionali: a ricevere il nuovo fegato un uomo di 66 anni, affetto da un tumore, dimesso dall’ospedale dopo quattro giorni dall’intervento e che ora sta bene.

foto_trapianto_modena.jpgQuesta mattina in Regione a Bologna in conferenza stampa sono stati illustrati i dettagli dell’intervento, avvenuto lo scorso 20 febbraio presso il reparto di Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato del Policlinico diretto da Fabrizio Di Benedetto, professore ordinario dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, che lo ha eseguito con la sua équipe chirurgica.

Presenti all’incontro, oltre allo stesso Di Benedetto, l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, il direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Claudio Vagnini, il rettore dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Carlo Adolfo Porro, e il sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli.

La tecnica utilizzata, spiegata da Di Benedetto, permette di eseguire l’epatectomia ad addome chiuso, garantendo la stessa sicurezza e il controllo vascolare; una volta completata la rimozione del fegato malato, si esegue una piccola incisione di 10 centimetri attorno all’ombelico per rimuoverlo e alloggiare il nuovo fegato donato. Una tecnica da cui è atteso il raggiungimento degli stessi standard di efficacia di quella tradizionale a cielo aperto, con un miglioramento della ripresa post-chirurgica e una diminuzione generale delle complicanze, dimostrata dalla chirurgia del fegato mini-invasiva, e una riduzione della degenza ospedaliera. Un’importante innovazione nella cura per i pazienti che hanno bisogno di un trapianto al fegato e un significativo traguardo per la comunità trapiantologica italiana.

“Un risultato straordinario, che conferma l’eccellenza della rete trapiantologica e della sanità pubblica dell’Emilia-Romagna- sottolinea Donini-. Ancora una volta la nostra regione, grazie alle sue strutture e strumentazioni all’avanguardia e soprattutto grazie a professionisti di altissima competenza ed esperienza, si pone ai vertici nazionali e internazionali. Non possiamo che essere orgogliosi per il traguardo raggiunto, che apre nuove prospettive di intervento e cura per tanti malati, non solo dell’Emilia-Romagna. Grazie di cuore e complimenti al professor Di Benedetto, a tutta la sua équipe, al Policlinico di Modena e al Centro riferimento trapianti della regione, che coordina con ottimi risultati l’intera rete territoriale. Non è un caso che nel 2023 in Emilia-Romagna siano stati eseguiti complessivamente 585 trapianti, il numero più alto di sempre”. 

“Il trapianto di fegato- spiega il professor Di Benedetto- è uno degli interventi più complessi della chirurgia addominale, poiché unisce una tecnica avanzata nel contesto della gravità clinica del paziente. Si tratta infatti spesso di pazienti affetti da malattie del fegato come la cirrosi, che ne condizionano la normale qualità di vita, con scompensi frequenti e ricoveri ospedalieri ripetuti, e a volte complicate da tumore del fegato. L’approccio mini-invasivo è maturato all’interno di un programma di attività chirurgica robotica oncologica decennale, con all’attivo oltre cinquecento interventi per patologia del fegato, vie biliari e pancreas. A differenza del trapianto di rene robotico- aggiunge il professore- per il quale esiste già un’esperienza validata a livello internazionale che dimostra un beneficio della tecnica mini-invasiva nei pazienti obesi, la pagina del trapianto di fegato mini-invasivo è ancora tutta da scrivere. Tuttavia, il consolidamento della tecnica e la sua diffusione permetteranno nel tempo di incrementarne la fattibilità e l’indicazione”.

“Desidero ringraziare- chiude Di Benedetto- il direttore generale dell’Azienda Ospedaliero- Universitaria di Modena, Claudio Vagnini, per il sostegno dimostrato negli anni ai progetti di innovazione in chirurgia, il magnifico rettore, Carlo Adolfo Porro, che ha promosso lo sviluppo della formazione universitaria dei giovani chirurghi, il professor Massimo Girardis, direttore dell’Anestesia e Rianimazione e tutto il gruppo anestesiologico che ha permesso l’evoluzione delle tecniche chirurgiche tramite una moderna assistenza anestesiologica. Infine, ringrazio l’équipe chirurgica con cui ho eseguito il trapianto, il professor Stefano Di Sandro e il dottor Paolo Magistri, tutta l’équipe dei medici, chirurghi ed infermieri che quotidianamente ha lavorato per realizzare questa grande innovazione e che ha permesso l’evoluzione del centro in questi anni”.

La Regione Emilia-Romagna ha sostenuto il sodalizio tra chirurgia dei trapianti e tecnologia robotica, finanziando i programmi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena come il prelievo di fegato e rene da donatore vivente con tecnologia robotica e il trapianto di rene robotico. Questa importante innovazione si inserisce in un contesto di grande crescita della comunità trapiantologia regionale e italiana.

Dati nazionali trapianti di fegato 2023

Secondo i dati del Centro Nazionale Trapianti, in Italia sono circa 950 i pazienti in attesa di ricevere un trapianto di fegato, con un tempo d'attesa medio di 4,6 mesi, variabile da 2 giorni in condizioni di urgenza clinica, fino a 1,7 anni. Nel 2023 sono stati eseguiti 1.696 trapianti di fegato adulto e pediatrico, di cui 39 da donatore vivente, confermando l'Italia come primo Paese europeo per questa tipologia di intervento davanti alla Spagna, che fino a qualche anno fa era leader in Europa per la donazione e il trapianto d’organo. Lo scorso anno il Centro Trapianti di Modena è stato il secondo centro italiano per numero di trapianti di fegato con 150 pazienti trapiantati, di cui nove da donatore vivente, dopo Torino Città della Salute.


Per approfondire

La tecnica utilizzata

La tecnica tradizionale a cielo aperto, come ha spiegato il professor Fabrizio Di Benedetto nel corso della conferenza stampa, prevede un’incisione mediana estesa dalla fine dello sterno all’ombelico, con un allargamento laterale a destra. Questo tipo di incisione può essere molto dolorosa nel post-operatorio e si stima che circa un paziente su cinque svilupperà nel tempo un’ernia della parete addominale in corrispondenza della cicatrice. Essa è tuttavia necessaria per un ottimale controllo
vascolare e per poter rimuovere il fegato nativo.
La tecnica mini-invasiva permette di eseguire l’epatectomia ad addome chiuso, garantendo la stessa sicurezza ed il controllo vascolare, attraverso 4 accessi da 8 millimetri, ed una volta completata la rimozione del fegato malato si esegue una piccola incisione di 10 centimetri attorno all’ombelico per rimuoverlo ed alloggiare il nuovo fegato donato. A questo punto, sempre tramite i piccoli accessi, con il robot vengono eseguite le suture per rivascolarizzare il nuovo fegato.


I trapianti in Emilia-Romagna nel 2023

In Emilia-Romagna nel 2023 sono stati eseguiti 585 trapianti, facendo così registrare il più alto numero di interventi mai registrato in regione e confermando la crescita degli ultimi anni (gli interventi erano stati 516 nel 2022 e 493 nel 2021). Un risultato raggiunto grazie all’incremento dei potenziali donatori segnalati dagli ospedali (325, +6,2% rispetto all’anno precedente), e alla forza della rete territoriale coordinata dal Centro Riferimento Trapianti. Di conseguenza crescono anche i donatori effettivamente utilizzati (222, +7,7%). Ben 585 (+13,4%) gli organi trapiantati perché ritenuti idonei anche per merito delle innovative tecniche di trattamento introdotte negli ultimi anni.
In particolare, sono stati 50 gli interventi eseguiti dal Centro trapianti di cuore dell’Irccs Policlinico di Sant’Orsola di Bologna, un numero record dal 1997 (anno di istituzione del CRT) ad oggi. Di questi 9 sono stati trapianti su pazienti pediatrici o con cardiopatie congenite seguiti dall’equipe di Cardiochirurgia pediatrica e dell’età evolutiva.

Anche per i trapianti di polmone è stato un anno record: 14 quelli eseguiti dalla Chirurgia Toracica dell’Ircss Policlinico di Sant’Orsola, 5 in più rispetto al 2022.

Crescono anche i trapianti di fegato: 289 quelli conteggiati tra il Policlinico di Sant’Orsola di Bologna (139) e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena (150, 9 dei quali da donatore vivente). Nel complesso si tratta di un aumento del 17%, a conferma di un trend in crescita costante ormai da anni.

Sono rimasti invece sostanzialmente stabili i trapianti di rene: 232 (3 in più rispetto all’anno precedente) quelli realizzati tra gli ospedali di Bologna, Modena e Parma. Nel dettaglio, il Policlinico di Sant’Orsola ha eseguito 100 trapianti con organi prelevati da cadavere e 31 da donatore vivente, l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena ha utilizzato 31 organi da cadavere e 8 da donatore vivente e l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma ha realizzato 54 trapianti di rene da cadavere e 8 da vivente.

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ultima modifica 2024-03-14T15:24:36+02:00
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