Grazie al 118, in Emilia-Romagna oltre 1.400 pazienti assistiti al giorno, più di 527mila all’anno, in forte crescita: nel 2020 erano 452
E superano il milione le chiamate al Numero Unico Europeo di Emergenza 112, a pochi mesi dalla sua attivazione sul territorio regionale
L’assessore Fabi: “Sistema dell’emergenza-urgenza solido ed efficiente, ora pronti a nuove sfide”
Oltre 3.770 i medici e gli infermieri impegnati nel servizio, a cui si aggiungono 500 autisti soccorritori e quasi 40mila volontari. I tempi rapidi di soccorso permettono di abbassare la mortalità nelle patologie tempo dipendenti: meno di 66 minuti, dal primo squillo al ricovero, nel 75% dei casi di ictus
14 luglio 2025 - Oltre 1.400 persone assistite ogni giorno nel 2024, più di 527mila l’anno, con un tempo medio di intervento di 15 minuti, quindi 4 minuti al di sotto della media nazionale, come certificano i dati dell’Osservatorio Ministeriale.
Una media di 14mila interventi ogni 100mila abitanti, dato che pone l’Emilia-Romagna in cima a questa classifica tra tutte le regioni italiane. Grazie alla presenza di un mezzo di soccorso avanzato, sia con infermiere che con medico, ogni 29.678 abitanti, il doppio di quello che prevede il Decreto ministeriale 70/2015 che stabilisce il tetto massimo di un mezzo ogni 60mila abitanti.
E poi le professionalità e le competenze del personale: 3.770 i medici e gli infermieri impegnati nel servizio, a cui si aggiungono 500 autisti soccorritori e una squadra di quasi 40mila volontari, che, solo nel 2024, ha permesso di effettuare da Piacenza a Rimini 512.028 interventi e di soccorrere esattamente 527.310 pazienti.
Come? Utilizzando una flotta di centinaia di mezzi, di cui 272 tra ambulanze e auto mediche e infermieristiche pronte a partire con l’equipaggio a bordo 24 ore su 24, e 4 elicotteri, uno dei quali con tecnologia NGV per consentire il volo notturno e due con verricello.
Sono i risultati dell’impegno solido e confermato della Regione, che finanzia ogni anno il 118 con circa 180 milioni di euro, di cui 105 destinati alle Aziende sanitarie per il personale, le centrali operative, l’Elisoccorso e le tecnologie, e 75 milioni alle associazioni di volontariato convenzionate per i trasporti.
Il 118, nato proprio in Emilia-Romagna, ne rappresenta il cuore del sistema dell’emergenza-urgenza, capace di innovarsi e di rispondere alle sempre nuove sfide a cui è chiamato. Come quella del Numero Unico Europeo di Emergenza 112, attivo a partire dal 1^ aprile 2025 su tutto il territorio, che ha già superato il milione di chiamate ricevute con un tempo di risposta medio di circa 6 secondi.
A fare il punto sul sistema dell’emergenza-urgenza in Emilia-Romagna oggi in conferenza stampa, l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, e il coordinatore della rete regionale dell’emergenza 118 e del 112, Antonio Pastori.
“Necessario, sicuro e sostenibile. Così deve essere il sistema dell’emergenza-urgenza - spiega Fabi-. Il 118, nato proprio in Emilia-Romagna, ha fatto scuola come modello di coordinamento dei soccorsi ed è poi diventato lo standard da adottare in tutta Italia. Oggi quel modello è chiamato a nuove sfide della sanità pubblica. A partire da quella del 112 Numero Unico di Emergenza, che dalla sua attivazione sta dando prova di essere un servizio molto importante per il nostro territorio e per i cittadini, con risultati in linea con le aspettative grazie anche al prezioso lavoro svolto insieme alle altre istituzioni. Siamo chiamati a far fronte alla carenza di personale sanitario e a una sempre maggiore domanda di prestazioni. Occorre- prosegue Fabi- continuare a investire in tecnologie e nella formazione del personale, ma anche in una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini e in un ruolo sempre più attivo del volontariato. I numeri sul nostro 118, certificati dal ministero, ci dicono che è sempre più un servizio di riferimento, che è cresciuto e si è rafforzato nel tempo sia come interventi effettuati, che come pazienti assistiti, ma anche per mezzi, tecnologie e personale. Siamo pronti a rispondere alle nuove sfide che abbiamo davanti, per fare ancora meglio e ancora di più”.
Le azioni future
I prossimi obiettivi a cui guarda la Regione sono l’ulteriore valorizzazione delle risorse umane, sia a leadership infermieristica che medica, e dell’associazionismo: si sta costruendo il percorso per arrivare a un accordo quadro con le Organizzazioni di volontariato per la creazione di un partenariato più efficace. Inoltre, si continuerà a investire sulla formazione per rafforzare le competenze specifiche degli operatori impegnati nel soccorso.
Saranno aumentati gli investimenti per l’interconnessione digitale tra territorio e rete ospedaliera con informazioni in real time e implementata la rete di defibrillazione. Grazie alle nuove tecnologie, l’Intelligenza Artificiale sarà integrata nei sistemi operativi di risposta all’emergenza per potenziarne l’efficienza, affiancandosi e non sostituendosi al personale, e saranno utilizzati modelli predittivi integrati (Big Data) per la gestione proattiva di eventi pandemici e maxi-emergenze, al servizio della Protezione Civile.
Infine, un ruolo importante lo avranno le cittadine e i cittadini: proseguirà e si rafforzerà la campagna di comunicazione per migliorare la conoscenza delle modalità di contatto e accesso alle strutture e ai servizi sanitari, a partire dal NUE 112.
Il 118 in Emilia-Romagna: i dati 2024
Da 35 anni il 118 è il numero che salva la vita grazie a un’intera comunità di medici, infermieri, operatori sanitari, volontari soccorritori pronti ogni giorno, 24 ore su 24, a prestare soccorso ai cittadini in situazioni di emergenza.
Il numero dei pazienti assistiti è passato dai 451.978 del 2020 ai 527.310 (1.445 al giorno) del 2024. Di questi: 303.141 (pari al 57%) in codice verde, 82.598 (16%) in codice bianco, 120.778 (23%) in codice giallo, 12.524 (2,3%) in codice rosso e 8.269 deceduti.
Con 14mila interventi per 100mila abitanti l’Emilia-Romagna è tra le regioni che svolgono il maggior numero di interventi.
Quanto ai tempi di soccorso, nel 2024 la media in Italia è stata di 19 minuti, mentre in regione continua ad essere di 15 minuti, tempo che la colloca al secondo posto a livello nazionale. Quello dell’Emilia-Romagna è un trend stabile, ma si sta osservando un recupero medio di almeno 30 secondi. Come certificano i dati del Ministero della Salute, nel 75% degli interventi effettuati il tempo è stato inferiore a 13 minuti per Emilia Ovest, a 16 per Emilia Est e a 15 per la Romagna (a livello provinciale Piacenza 13 minuti, Parma 14, Modena e la Romagna 15, Bologna 16 e Ferrara 19 minuti).
C’è, poi, un dato che mostra quanto sia importante intervenire rapidamente per salvare una vita, quando si tratta di patologie tempo dipendenti: nel 75% dei casi di ictus i minuti che passano dal primo squillo al 118 all’intervento in ospedale sono meno di 66, per l’infarto meno di 60 e per il trauma meno di 76 minuti. E anche per effetto di questa prontezza del sistema 118 nel prestare soccorso, l’Emilia-Romagna è tra le regioni con mortalità più bassa a un anno dall’evento per ictus ischemico e a 30 giorni per infarto miocardico acuto, come certificano i dati del Programma Nazionale Esiti di Agenas.
Il NUE - Numero Unico Emergenza 112
In Emilia-Romagna bastano 6,1 secondi per ricevere una risposta in caso di emergenza. Questo grazie al Numero Unico Europeo 112, che dal 3 dicembre 2024 al 1^ aprile 2025 è stato attivato progressivamente su tutto il territorio regionale, e permette di richiedere l’intervento della Polizia di Stato, dei Carabinieri, dei Vigili del fuoco, del Soccorso sanitario e del Soccorso in mare.
Il numero delle chiamate ricevute dalle due Centrali Uniche di Risposta, una a Bologna e una a Parma oltrepassa il milione.
Il 118 e la sua storia
‘118’: un numero che salva la vita, dietro al quale in Emilia-Romagna, da 35 anni, si muove un’intera comunità di medici, infermieri, operatori sanitari, volontari soccorritori che ogni giorno, 24 ore su 24, sono pronti a prestare rapidamente soccorso ai cittadini in situazioni di emergenza. Intervenendo spesso in frangenti delicatissimi e salvando vite umane.
Era il 1990 quando, in occasione dei mondiali di calcio, venne sperimentato a Bologna - prima città in Italia assieme a Udine - il 118 come numero unico e gratuito di chiamata per le emergenze sanitarie.
Ma il servizio vero e proprio come lo è oggi, fu istituito due anni dopo con il decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992, che sancì l’istituzione delle centrali operative di allarme sanitario 118, adottando a livello nazionale l’esperienza di Bologna.
Ma si deve andare ancora più indietro nel tempo, per capire dove affonda le sue radici il 118, esattamente all’anno 1967, quando Paolo Nanni Costa e Vittorio Sabena, rispettivamente responsabile del servizio di rianimazione e direttore sanitario dell’Ospedale Maggiore di Bologna, pensarono di “portare l’ospedale sulla strada”, ovvero di centralizzare l’organizzazione del soccorso medico in città.
Fino a quel momento non esisteva alcun tipo di coordinamento tra mezzi di soccorso e gli ospedali: di fronte a questa situazione, nacque l’idea di realizzare una Centrale operativa unica, presso l’Ospedale Maggiore di Bologna, per coordinare i soccorsi, che prese il nome di CePIS (centro di pronto intervento Sanitario). Il percorso messo in moto nel 1967 si realizzò pienamente nel 1980, quando i soccorsi alle vittime della strage del 2 agosto alla stazione di Bologna, coordinate da Marco Vigna, allora a capo del servizio, misero in luce l’efficacia del sistema. A novembre di quello stesso anno venne fondata, presso l’Ospedale Maggiore di Bologna, la prima centrale operativa unica per il soccorso e il trasporto in Italia chiamata “Bologna soccorso”, un nome che conserva ancora adesso.
Negli anni immediatamente successivi il progetto bolognese venne scelto dalla Regione come punto di riferimento per tutto il territorio, avviando una vera e propria rivoluzione culturale nell’organizzazione del soccorso: non più semplice trasporto, ma situazione di osservazione e mantenimento delle funzioni vitali del paziente fino all’arrivo in ospedale.
In occasione dei mondiali di calcio del 1990 fu quindi naturale scegliere Bologna come prima città in Italia, insieme a Udine, in cui sperimentare l’attivazione del numero unico di soccorso sanitario 118. Due anni dopo il Presidente della Repubblica, con decreto 27 marzo 1992, sancì l’istituzione delle centrali operative di allarme sanitario 118, adottando a livello nazionale l’esperienza sperimentata a Bologna. Intanto, mentre si andava affermando a livello nazionale, il soccorso di emergenza in Emilia-Romagna continuava a far registrare nuovi primati.
Nel giugno del 1986 un elicottero opportunamente equipaggiato interveniva per un incidente stradale sull’A1, inaugurando così il primo servizio regionale di elisoccorso. Pochi anni dopo, nel 1992, la centrale operativa “Bologna Soccorso” è stata la prima in Italia ad essere completamente informatizzata.
Venendo a tempi recenti, anche grazie all’esperienza e all’efficienza della complessa macchina organizzativa del 118, in Emilia-Romagna è stato possibile attivare progressivamente (dal 3 dicembre 2024 al 1^ aprile 2025) su tutto il territorio il NUE Numero Unico Europeo 112, per richiedere con una sola chiamata l’intervento della Polizia di Stato, dei Carabinieri, dei Vigili del fuoco, del Soccorso sanitario e del Soccorso in mare.
Il 118 per le alluvioni del 2023 e del 2024
Durante le alluvioni del 2023 e 2024 per due giorni sono state oltre 100 le ambulanze messe a disposizione dalle associazioni di volontariato. Tra i tanti interventi anche quello per trarre in salvo, sabato 20 maggio 2023, l’equipaggio dell’elicottero precipitato nelle campagne di Belriceto di Lugo, nel Ravennate. Il velivolo era impegnato in una ricognizione delle linee elettriche danneggiate dall’alluvione. A bordo quattro persone, tutte tratte in salvo dai Vigili del fuoco. Entro cinque minuti
dall’incidente il 118 ha utilizzato la video chiamata per eseguire il triage dei paziente, ha inviato tre elicotteri di soccorso, ha centralizzato i traumi al Bufalini di Cesena e al Maggiore Bologna in tempi rapidi, a testimonianza di una efficace ed efficiente capacità di gestione delle patologie tempo dipendenti e della capacità di sinergia anche durante fasi di maxi emergenza. il 44%, sono state filtrate, ovvero smaltite perché non riguardano vere e proprie emergenze, liberando così le centrali di secondo livello che possono, invece, dedicarsi alla gestione delle emergenze. Delle chiamate inoltrate, le richieste riguardano per principalmente Emergenza sanitaria (46%), Carabinieri (28%), Polizia di Stato (16%) e Vigili del Fuoco 7%).
Infografica: i numeri del 118 (
551.08 KB)