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Ictus cerebrale

L’ictus cerebrale rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza nei Paesi dove è maggiore lo sviluppo economico, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori.

Ictus: cos’è, come si manifesta

Quando il cervello, in seguito alla chiusura o alla rottura di un’arteria, non riceve più sangue (ischemia) o viene inondato da sangue “stravasato” da un’arteria rotta (emorragia) si verifica l’ictus cerebrale. Ci sono quindi due tipi di ictus: ischemico (dovuto alla chiusura di un’arteria cerebrale) o emorragico (causato dalla rottura di un’arteria cerebrale).  

Fattori di rischio per l’ictus sono la pressione alta, alcune cardiopatie, il diabete, il sovrappeso, elevati livelli di colesterolo, il fumo e l’abuso di alcol. In altri termini, è lo stile di vita che aumenta in maniera consistente l’insorgenza della patologia. Patologia che si manifesta improvvisamente, con sintomi quali la paralisi, o il formicolio al viso, al braccio e alla gamba; la vista annebbiata o diminuita in uno o entrambi gli occhi; la difficoltà a pronunciare o comprendere frasi; la perdita di equilibrio, la vertigine e la mancanza di coordinazione. 

La frequenza, il trattamento, la mortalità

L’ictus cerebrale rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza nei Paesi dove è maggiore lo sviluppo economico, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Causa il 10%-12% di tutti i decessi nell’arco di un anno ed è la principale causa d’invalidità e la seconda di demenza.

In Italia ogni anno si verificano circa 196.000 ictus, di cui il 20% costituito da recidive (39.000). L’ictus è più frequente dopo i 55 anni, e la sua prevalenza raddoppia successivamente a ogni decade: nel 75% dei casi si verifica nelle persone con più di 65 anni, ma colpisce, sia pure in misura minore, anche i giovani; si stima che ogni anno il numero di under 65enni interessati da questa patologia sia intorno ai 27.000. 

La mortalità dopo un ictus ischemico, a 30 giorni dal fatto, oscilla nei vari studi a livello mondiale tra il 10 e il 25%. L’emorragia cerebrale ha una mortalità nettamente più elevata (pari al 40-50%, sempre a 30 giorni) rispetto alle forme ischemiche. A un anno dall’evento acuto, un terzo circa dei soggetti sopravvissuti a un ictus, indipendentemente dal fatto che sia ischemico o emorragico, presenta un grado di disabilità elevato.

Il trattamento richiede il ricorso a cure d’emergenza e il ricovero in unità di degenza dedicate, le “Stroke Unit”; alcuni ictus emorragici possono essere trattati tramite intervento chirurgico.

Cosa fa la Regione  

La Regione Emilia-Romagna è impegnata da anni nella assistenza alle persone con ictus cerebrale e ha definito la rete dei servizi socio-sanitari per garantire la tempestività della presa in carico attraverso la gestione delle varie fasi: emergenza-urgenza,  acuta e post-acuta. 

Sin dal 2007, la Regione ha recepito le indicazioni dell’Accordo Stato-Regioni del 2005 sull’assistenza all’ictus e ha emanato la DGR nr. 1720/2007 con apposite linee di indirizzo  che indicano il percorso integrato del paziente, sia nella fase acuta che in quella successiva:  la fase pre-ospedaliera (emergenza-urgenza 118 e pronto soccorso), ospedaliera (ricovero nei Centri urgenza ictus - Stroke Unit - e in Riabilitazione intensiva) e post-ospedaliera (riabilitazione post-ospedaliera e lungo assistenza).

Nel 2021 è stata confermata l’organizzazione dell’assistenza secondo il modello Hub & Spoke per le discipline e attività di rilievo regionale, fra cui la rete delle neuroscienze e dell’assistenza all’ictus.  

Stroke Unit

Delle 12 Stroke Unit presenti in Emilia-Romagna, 7 sono di I livello ed erogano la trombolisi endovenosa (il trattamento farmacologico che consente di dissolvere un trombo o un embolo), presso gli Ospedali di Piacenza, Fidenza, Reggio-Emilia, Imola, Ravenna, Forlì e Rimini;  5 sono Stroke Unit di II livello: AOU Parma, AOU Modena, IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche dell’AUSL di Bologna, AOU Ferrara e Ospedale Bufalini di Cesena dell’AUSL Romagna.

I dati sull'assistenza in Regione (anno 2022)

Per quanto riguarda la modalità di arrivo dei pazienti ai Pronto Soccorso, nel 76% dei casi è avvenuta tramite ricorso al 118 e nel restante 24% con i propri mezzi. Per i pazienti che hanno utilizzato il 118, la percentuale di centralizzazione primaria è stata dell’81%: significa che il 118 li ha trasportati direttamente a un Pronto Soccorso con una Stroke Unit autorizzata alla trombolisi endovenosa.
Per quanto riguarda le terapie effettuate nella fase acuta dell’assistenza, è in lieve calo il ricorso alla trombolisi endovenosa (24% nel 2022, contro il 25% del 2021). Sono aumentati invece (12% nel 2022, contro 11% nel 2021), gli interventi di trombectomia meccanica: l’intervento con un catetere inserito nell’arteria femorale all’inguine e fatto scivolare fino al punto dove c’è il trombo, l’occlusione del vaso sanguigno, nella testa, in modo da rimuoverlo.

Dei 6.321 pazienti con ictus ischemico acuto ricoverati, il 72% è transitato da una Stroke Unit, mentre la parte restante è stata ricoverata presso altri reparti. La riabilitazione ospedaliera è stata fatta in fase acuta nel 34% dei pazienti con ictus, il 7% ha effettuato la riabilitazione intensiva nei reparti di Medicina riabilitativa e il 9% è stato ricoverato presso i reparti di Lungodegenza post-acuzie e Riabilitazione estensiva.
Nella fase di assistenza territoriale il 17% dei pazienti ha usufruito dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e l’8% è stato assistito nelle strutture residenziali per anziani.

Documentazione

La campagna informativa

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ultima modifica 2024-05-21T11:53:48+02:00
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