La storia della sanità in Emilia-Romagna
Sin dall´antichità, la tutela dell´igiene e della sanità pubblica, intesa come funzione di Stato, è sempre stata una delle principali preoccupazioni di chi governava.
Già in epoca classica, si ritrovano nella nostra regione testimonianze dello sforzo compiuto per migliorare le condizioni sanitarie della popolazione con la creazione di efficienti acquedotti (per Bologna si ricorda l´acquedotto che, tuttora, alimenta la fontana posta a lato del Palazzo Comunale) o l´emanazione di provvedimenti, quali quelli per l´espurgo dei rifiuti urbani o quelli per il controllo alimentare. In assenza, infatti, di efficaci terapie di prevenzione, queste iniziative erano l´unico mezzo disponibile per contrastare non solo le grandi pandemie, ma anche la diffusione di patologie meno drammatiche.
XI-XIII secolo: Spazi nei monasteri per ricovero e cura dei viandanti, i lazzaretti
Tra l´XI e il XIII secolo si istituiscono spazi nei monasteri per ricovero e cura di viandanti e pellegrini e i lazzaretti per i ricoveri coatti
Il concetto di charitas introdotto dal Cristianesimo determinò la creazione, all’interno dei monasteri, posti, per lo più, sulle vie dei pellegrini, di spazi per il ricovero e la cura dei viandanti malati e bisognosi di particolari attenzioni. Uno dei più celebri xenodochi (ospedali) di quell’epoca è certamente quello attivo presso il Monastero di San Colombano a Bobbio, in provincia di Piacenza, che servì da modello per altre analoghe istituzioni che sorsero anche presso le sedi vescovili.
Le condizioni della salute pubblica, comunque, erano pessime e quando, all’epoca delle Crociate, la via Emilia, da sempre asse viario portante della regione, divenne una delle strade maestre per coloro che si recavano o provenivano dalla Palestina, iniziarono a diffondersi le prime grandi pandemie, in particolare quella di lebbra, malattia conosciuta da secoli in Italia ma rimasta sempre allo stato endemico. Nacquero, così, le prime istituzioni per il ricovero coatto dei malati: ad oriente di ogni città dell’Emilia-Romagna sorsero, tra fine dell’ XI e i primi decenni del XIII, i lazzaretti, la cui esistenza è tutt’ora testimoniata dai numerosi toponomi "San Lazzaro", che indicano la località ove essi sorgevano.
XIII secolo: Con la nascita dei liberi Comuni l’assistenza sanitaria torna alla responsabilità dei governi cittadini – nasce il medico condotto
Con la nascita dei liberi Comuni l’assistenza sanitaria alla popolazione sino ad allora gestita dalle organizzazioni ecclesiastiche torna, nuovamente, ad essere appannaggio dei governi cittadini e si istituisce la figura di un medico al servizio dell’istituzione pubblica con la quale egli stipula un contratto, la condotta.
Nasce, così, il medico condotto, che nel corso dei secoli finirà per essere, specie nei piccoli paesi, uno dei punti di riferimento per la popolazione. A Bologna i medici condotti saranno anche incaricati di svolgere funzioni di periti legali, dando vita, sin dalla metà del XIII secolo, ad una vera e propria organizzazione medico-legale, prima in Europa.
L’elevatissima mortalità determinata dalla epidemia di peste del 1348-49 servì alle Autorità costituite a prendere coscienza della necessità di varare una legislazione efficace che potesse contrastare il dilagare della malattia. Celebre il bando del 1374 di Barnabò Visconti per la città di Reggio Emilia, con il quale si comminavano gravi pene a coloro che, anche sacerdoti, avendo assistito malati di peste, trascurassero, poi, di denunciarli all’Autorità pubblica. Dovranno, però, ancora trascorrere circa due secoli prima che si avverta la necessità di istituire permanentemente speciali magistrature deputate al controllo della salute pubblica. A Bologna, ad esempio, l’Assunteria di Sanità fu costituita solo dopo la seconda metà del Cinquecento.
Nel ‘200 l’assistenza ospedaliera inizia ad essere gestita anche da laici, non più solo da enti ecclesiastici o ordini cavallereschi
Nel contempo, verso la seconda metà del Duecento, l’assistenza ospedaliera, sino ad allora gestita da enti ecclesiastici o da ordini cavallereschi (l’ospedale di Parma, ad esempio, fu fondato, nel 1201, da Rodolfo Tanzi o Rudolph Tanz, probabilmente cavaliere dell’Ordine Teutonico), iniziò ad essere amministrata anche da laici. A Bologna la Confraternita laicale dei Battuti fonda l’hospitale Devotorum, che dalla seconda metà del Trecento cominciò ad essere indicato come Ospedale di Santa Maria della Vita. Ciò che distinse questo ospedale fu la sua specifica vocazione alla cura dei malati, anziché alla generica ospitalità dei viandanti, pellegrini, orfani e malati in genere.
XIX secolo: Il regolamento napoleonico di polizia medica, sanità continentale e sanità marittima
A partire dal ‘400 nuove leggi per contrastare le epidemie, i provvedimenti dell’epoca napoleonica
Tra XV secolo e XVIII secolo sia nei Ducati padani, sia nelle terre emiliano-romagnole sottoposte al Governo della Chiesa si deliberarono nuove leggi per meglio contrastare il diffondersi delle epidemie e vennero anche introdotte misure più efficaci per il controllo delle vaste aree costiere. A questo fine le Autorità Pontificie divisero il litorale romagnolo in nove zone (Cattolica, Rimini, Cesenatico, Cervia, Porto Corsini, Primaro, Magnavacca, Volano e Goro), ponendo a capo di ciascuna un Commissario con compiti di polizia sanitaria.
Con la promulgazione il 5 settembre 1806 del Regolamento Napoleonico di Polizia Medica, Sanità Continentale e Sanità Marittima, la nostra Regione venne dotata di più efficaci strumenti legislativi in materia di Sanità Pubblica. In ogni Dipartimento tutta la materia sanitaria venne affidata a Commissioni, composte prevalentemente da tecnici, che dovevano rispondere del loro operato a tre Direzioni Mediche: a Bologna trovò sede quella la cui giurisdizione si estendeva nei territori emiliano-romagnoli.
Di fatto, le successive leggi sanitarie, adottate dai restaurati Governi dopo l’epopea napoleonica, non fecero che recepire le direttive espresse in materia da questo Regolamento.
XIX- XX secolo: Decreto di riorganizzazione del sistema sanitario dell’Emilia-Romagna e prima normativa sanitaria italiana. I successivi provvedimenti e le leggi fino al trasferimento delle funzioni in materia sanitaria alle Regioni nel 1972
All’indomani della 2a Guerra di Indipendenza, nel 1860, il Dittatore delle Province dell’Emilia, Luigi Carlo Farini (1812-1866) varò un decreto con il quale riorganizzò l’intero sistema sanitario emiliano-romagnolo cercando di renderlo il più possibile omogeneo. Esso stabilì che, in ogni Città, un’unica Amministrazione gestisse i vari ospedali, che "per ciascun genere di infermità" fosse predisposto "adatto e apposito luogo di cura" e che comunque un paziente, anche privo di mezzi di sussistenza, fosse accolto in ospedale. L’annessione degli antichi Stati padani al Regno di Sardegna e la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861 determinò l’estensione della legge sanitaria sabauda del 1859 anche nelle nostre province. Ben presto, però, ci si accorse come occorresse una nuova legge organica, che si sostituisse alle frammentarie e ,spesso, in contrasto fra loro, disposizioni igienico-sanitarie in vigore prima dell’unificazione politica della Penisola alle quali la normativa sabauda non era riuscita a sostituirsi.
Nel 1865 come allegato alla legge sull’"Unificazione Amministrativa dello Stato" fu varata la prima normativa sanitaria organica dello Stato Italiano. In essa fu introdotto un principio, che mai verrà meno durante l’arco di oltre un centinaio d’anni: la sanità doveva soggiacere all’Autorità Politica, rappresentata nelle singole Province dai Prefetti. Con un successivo Regolamento, quello del 1874, in ogni Municipio fu istituita una Commissione Municipale di Sanità e ad ogni Comune fu imposto di redigere un Regolamento di Igiene. L’applicazione della Legge del 1865 mise, immediatamente, in evidenza numerose manchevolezze, per lo più determinate dal fatto che pochi erano i tecnici presenti nelle varie Commissioni. Dopo innumerevoli tentativi, durati circa vent’anni, nel 1888 fu approvata una nuova Legge. Fra le molte novità introdotte, quella di maggior rilievo fu certamente l’istituzione in ogni Provincia di un Medico Provinciale e in ogni Comune di un Ufficiale Sanitario, che affiancarono Prefetti e Sindaci nella gestione della sanità.
Questa Legge, salvo periodici aggiustamenti (Regolamento del 1906; Testo Unico delle Leggi Sanitarie del 1915 e del 1934; Legge 13 marzo 1958 istitutiva del Ministero della Sanità) fu alla base della politica di tutela della salute pubblica sino al 1972, quando lo Stato trasferì alle Regioni a statuto ordinario le funzioni amministrative in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera.
Nel 1978 la legge 833 istituisce il Servizio sanitario nazionale. Ma questa è storia dei nostri giorni.
Nel corso dei secoli, la sanità ha prodotto un interessante patrimonio fatto anche di edifici storici, di quadri, di statue, di illustrazioni, di macchinari.... tutto questo si racconta nel video "Le arti della salute", realizzato nel 2011
Il video: Le arti della salute