Buone pratiche aziendali e intervento motivazionale al cambiamento: come promuovere la salute nei luoghi di lavoro
Dai gruppi sportivi aziendali al diversity manager. Dall'attenzione all'alimentazione in mensa al riguardo verso il benessere mentale dei dipendenti. Dal sostegno per smettere di fumare all'incentivare chi si reca al lavoro a piedi o in bici. E ancora: dai distributori gratuiti di acqua potabile alle convenzioni con centri medici specialistici, fino ai servizi di welfare aziendale e alle passeggiate culturali.
La promozione della salute passa anche attraverso le aziende pubbliche e private, comprese le piccole imprese artigiane. Come? Attraverso buone pratiche aziendali, un intervento motivazionale al cambiamento, il ruolo strategico del medico competente nei luoghi di lavoro e il programma “Luoghi di lavoro che promuovono salute”. Uno strumento rivolto alle imprese per incentivare stili di vita sani nei contesti lavorativi, in un’ottica di total worker health, che rientra nell'ambito del Piano regionale della Prevenzione 2021-2025 della Regione Emilia-Romagna e «che sarà riconfermato anche nel prossimo Piano nazionale della prevenzione», ha assicurato Daniela Galeone del Dipartimento di Prevenzione del Ministero della Salute.
Sono gli argomenti di cui si è parlato al convegno "Il programma Luoghi di lavoro che promuovono salute della Regione Emilia-Romagna. L'esperienza delle aziende e il valore della motivazione nel cambiamento", organizzato il 17 settembre a Bologna, e a cui sono intervenute anche alcune grandi realtà produttive di rilevo internazionale del territorio, ma anche imprese di medie e piccole dimensioni, a dimostrazione che il progetto è attuabile in tutti i contesti. Ferrari SpA, Tetra Pak Packaging Solutions SpA, Technogym, Rekeep, Dorelan, Settima Meccanica, Gima, Motor Power Company e Italgraniti hanno presentato le loro esperienze concrete, costituendo un esempio per tutte le realtà aziendali. Al convegno ha partecipato anche Opra-Eber Ente bilaterale per l’artigianato, sottolineando l'importanza anche delle piccole e piccolissime aziende in questo processo e in quello inerente la sicurezza sul lavoro.
«Per promuovere sani stili di vita in azienda è fondamentale partire dalla figura centrale del medico competente, in quanto ha modo di incontrare tutti i lavoratori, e dalla sua formazione verso queste tematiche», ha ricordato Sandra Bosi di Luoghi di Prevenzione.
Ma ancora più fondamentale è che i dipendenti vogliano adottare stili di vita sani. Una strategia che va verso questa direzione è il modello transteorico del cambiamento ideato da Carlo Di Clemente, professore emerito alla University of Maryland (USA). «Un modello che necessita di motivazione personale, volontà, intenzione e autoregolamentazione, al fine di modificare i comportamenti che riguardano la propria salute», ha spiegato Di Clemente. «Un modus operandi che fa leva sull'adozione di un piano, composto da una fase di pre-azione, una fase di azione e una fase di mantenimento».
In Emilia-Romagna sono 285 le aziende che aderiscono al programma "Luoghi di lavoro che promuovono salute", per un totale di oltre 100mila lavoratori e lavoratrici potenzialmente coinvolti (dato aggiornato al 15/09/2025), adottando le azioni contenute nel "Documento regionale di pratiche raccomandate e sostenibili in tema di adozione di sani stili di vita".
«La Regione Emilia-Romagna - ha commenta Maria Teresa Cella, responsabile di “Luoghi di lavoro che promuovono salute” - sostiene il programma attraverso i colleghi dei Servizi di Prevenzione Sicurezza Ambienti Lavoro delle AUSL, che hanno il compito di proporre il progetto alle aziende, partecipare alla formazione dei medici competenti e delle figure aziendali della prevenzione, nonché di predisporre e mettere a disposizione materiali informativi in modo che le imprese possano attuare in autonomia il progetto e rendicontarne le azioni realizzate. L’obiettivo è quello continuare a lavorare anche nel prossimo Piano della Prevenzione, per facilitare l’attuazione della promozione della salute nei luoghi di lavoro, anche costruendo reti tra i medici competenti aziendali, i medici di medicina generale e gli specialisti, in modo da rendere maggiormente fruibili le opportunità offerte dal Servizio Sanitario pubblico».
